THE SWINGIN' SIXTEEN
Il 2016 è stato un anno di merda.
Vorrei far parte di quella schiera di blogger che sono tutte
lì a decantare quanto sia stato “wonderful” il loro 2016, ma sappiamo tutti che
sono una bastian contraria, che sono politically uncorrect e che non ho il dono
della sintesi. Tra le altre cose.
Quest’anno è stato probabilmente il difficile di tutta la
mia vita, e sono davvero, davvero felice che sia finalmente finito: è stato un
anno fatto di dolore, di attese infinite, di depressione, di lutti, di paure,
di momenti di sconforto in cui mi sembrava davvero impossibile andare avanti. Ma ogni storia ha un rovescio della medaglia, e dire che il 2016 sia stato un anno di merda sarebbe ingiusto, perché non è del tutto vero: è stato l’anno in cui ho cominciato la mia transizione, in cui finalmente ho iniziato ad essere la persona che ho
sempre voluto essere, in cui ho per la prima volta mi sono vista bella, felice,
piena, donna. È stato l’anno in cui ho conosciuto l’amore vero, quello più
puro, che ti spazza da terra come un tornado, ed è stato l’anno in cui ho fatto
pace con Dio. E forse anche con me stessa.
Il 2016 è stato l’anno in cui ho finalmente smesso di
fumare, dopo 10 lunghi anni; ho cominciato a mangiare meglio, ho fatto il
Cammino di Santiago, ed è nato il mio nipotino Leonardo che mi ha fatto provare
una sconfinata tenerezza che mi era sconosciuta. È stato un anno difficile, sì, ma è stato un anno di
cambiamento, e i cambiamenti non sono mai facili. Cambiare fa sempre bene,
anche se all’inizio facciamo fatica ad accettarlo: non riesco ad immaginare
niente di peggio che rimanere sempre uguali a se stessi, senza evolvere, senza
migliorare, senza farsi domande, senza provare a guardare le cose da una
prospettiva diversa. È solo che i cambiamenti spaventano, o almeno spaventano
me, che sono affezionata ai miei ricordi, alle mie abitudine, agli angoli del
mio cuore.